Istruzione e mobilità sociale
L’uguaglianza delle opportunità inizia a Scuola

La ricerca sui dati INVALSI e su altre banche dati a disposizione ha fatto emergere i legami tra qualità dell’istruzione e mobilità sociale intergenerazionale. Perché tra disagi socioeconomici, povertà educative e deficit di opportunità future può instaurarsi una relazione circolare difficile da scardinare.

Istruzione e mobilità sociale. L’uguaglianza delle opportunità inizia a Scuola.

La qualità dell’istruzione offerta dalla Scuola può influenzare le dinamiche della mobilità sociale?

L’espansione delle opportunità ha tradizionalmente creato un circolo virtuoso per la mobilità sociale intergenerazionale a partire proprio da un’educazione più diffusa e paritaria.

I nostri nonni hanno desiderato una vita migliore per i propri figli e la stessa cosa si ripete per ogni generazione. Ma non è un percorso senza ostacoli.

Tra la condizione socioculturale ed economica di partenza degli studenti e i livelli di apprendimento conseguiti fin dai primi anni di scuola può instaurarsi una relazione negativa. Questo rapporto arriva ad influenzare le possibilità future e l’occasione di migliorare la propria condizione di vita.

L’Agenda ONU 2030 si è posta obiettivi ambiziosi in questo senso.

Superare le disuguaglianze che derivano dall’appartenere a condizioni di fragilità economica e sociale è una priorità per lo sviluppo delle società e un ruolo di primo piano è assegnato proprio a un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva.

I risultati di oggi danno forma alle opportunità di domani: è probabile che grandi divari di reddito tra i genitori di oggi implichino maggiori divari nella qualità dell’istruzione o dell’accesso alle opportunità del mercato del lavoro tra i bambini di domani e le circostanze odierne influenzeranno chiaramente i risultati di domani.

The Global Social Mobility Report 2020 – World Economic Forum

L’impatto del contesto sul rendimento scolastico: l’indicatore ESCS

Per tracciare politiche efficaci di contrasto a fenomeni come la dispersione scolastica, che affliggono in misura maggiore i territori e le famiglie più fragili, può essere utile uno sguardo all’indicatore ESCS.

L’ESCS è la denominazione internazionale dell’indicatore dello status socio-economico-culturale dello studente, utilizzato in importanti indagini internazionali, come l’OCSE PISA e la IEA TIMSS, e in Italia nelle Prove INVALSI.

L’indicatore ESCS si compone di 3 elementi:

  • HISEI – lo status occupazionale dei genitori
  • PARED – il livello d’istruzione dei genitori espresso in anni d’istruzione formale conseguita 
  • HOMEPOS – il possesso di alcuni beni materiali considerati favorevoli all’apprendimento

Questo indicatore permette di isolare l’impatto del fattore socioeconomico sui risultati ottenuti dagli studenti a Scuola.

Attraverso l’analisi dei risultati INVALSI letti in base all’ESCS è stato possibile osservare un divario tra i punteggi ottenuti alle Prove INVALSI dagli studenti con ESCS diverso:

In tutte le materie oggetto delle Rilevazioni INVALSI e in tutti i gradi scolastici i punteggi delle Prove crescono lungo l’asse dei 4 livelli che caratterizzano l’indicatore ESCS: basso, medio basso, medio alto e alto.

INFOGRAFICA: I risultati INVALSI 2019 in relazione con l’Indicatore ESCS

I livelli INVALSI in relazione al potenziale disagio economico delle famiglie

Per studiare la relazione tra fattori socioeconomici e culturali sulla mobilità sociale, i risultati delle Prove INVALSI sono stati incrociati anche con altre banche dati.

Come è accaduto con l’indagine condotta dall’Osservatorio sulla povertà educativa, curato in collaborazione tra Con i Bambini – impresa sociale e Fondazione openpolis.

La povertà educativa e quella economica si alimentano a vicenda. Nascere in una famiglia in ristrettezze significa spesso non avere a disposizione le stesse opportunità educative e sociali degli altri ragazzi.

La mobilità sociale passa da un’istruzione di qualità per tutti – a cura di Con i bambini | openpolis

La ricerca ha messo in relazione 2 parametri:

  • i risultati INVALSI relativi ai capoluoghi per l’anno 2017 in rapporto alla media dei risultati a livello nazionale
  • la quota di famiglie in potenziale disagio economico rispetto alla media nazionale – Per questo parametro è stato utilizzato l’indicatore Istat che identifica in disagio economico potenziale le famiglie giovani o adulte con figli nelle quali nessun componente è occupato o percettore di pensione per precedente attività lavorativa

L’Italia è stata così suddivisa in 4 tipologie di capoluoghi:

  • I capoluoghi in verde sono quelli nei quali gli studenti hanno ottenuto risultati sopra la media alle Prove INVALSI e dove la percentuale di famiglie in disagio è più bassa della media nazionale (2,7%)
  • Nei capoluoghi in rosso, i livelli INVALSI degli studenti sono inferiori alla media nazionale, mentre le famiglie in disagio sono di più rispetto alla media nazionale
  • In giallo e arancione sono indicati i capoluoghi negli stadi intermedi tra i due

Disagio delle famiglie e apprendimenti degli studenti nei capoluoghi - Elaborazione openpolis - Con i Bambini su dati Istat e INVALSI

Anche se i dati non sono relativi allo stesso anno e sono stati elaborati con parametri diversi, si può dedurre una relazione: 

nei comuni con un maggior numero di famiglie in disagio economico il livello medio nei risultati delle Prove INVALSI è più basso.
Inoltre, è stato identificata una fortepolarizzazione dei risultati tra Nord e Sud.

I dati sulla condizione socioeconomica non esauriscono lo studio dei fattori che influiscono sulla mobilità sociale. 

Perché se è vero che il background familiare può influire sulla mobilità sociale, altri fattori ne possono mitigare gli effetti. 

Un indicatore per misurare la mobilità sociale nel suo complesso

Il World Economic Forum ha proposto un indicatore sulla mobilità sociale che tiene conto di ben 10 fattori, suddivisi in 5 tematiche:

  • Salute
  • Educazione (Accesso, Qualità e Equità, Lifelong Learning)
  • Accesso alla Tecnologia
  • Lavoro (Opportunità, salari equi e condizioni di lavoro)
  • Protezione sociale e Istituzioni inclusive
infografica: pillar social mobility index world economic forum
Fonte: The Global Social Mobility Report

Nel Rapporto sulla Mobilità Sociale 2020 costruito sulla base dell’indice, il nostro è tra i Paesi dalla bassa mobilità sociale

Con un punteggio di 67,4 l’Italia è al 34° posto nella classifica costruita secondo questo indice. 

Significa che chi proviene da un background familiare socioeconomico più arretrato, trova maggiore difficoltà a migliorare la propria condizione, in contrasto con il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione.

Se nell’ambito Salute otteniamo un punteggio ambizioso (90,1), in termini di accesso all’istruzione (68) e qualità ed equità dell’educazione (79,1) i punteggi peggiorano. 

La mobilità sociale in Italia

  • Tra i problemi evidenziati per l’Italia c’è la carenza di diversità sociale all’interno delle scuole, un indizio di una polarizzazione delle opportunità che il sistema scolastico dovrebbe ridurre
  • Preoccupa l’elevata percentuale di NEET tra i giovani adulti (19,2%). Quasi 2 giovani su 10 non hanno né cercano un impiego e non frequentano una scuola né un corso di formazione o di aggiornamento professionale
  • È ancora basso il punteggio ottenuto nell'apprendimento permanente che si traduce in occasioni formative limitate per i lavoratori in età più avanzata
  • Solo il 12,6% delle aziende offre opportunità formative formali e l'accesso alla riqualificazione è limitato per i disoccupati

In conclusione, con l’avanzare della ricerca sui legami tra educazione e mobilità intergenerazionale, maggiore attenzione andrà posta alle opportunità offerte dall’apprendimento fin dalla prima infanzia e in particolare ai bambini provenienti da contesti meno privilegiati. 

In questa prospettiva, lo studio dei dati è parte integrante delle politiche per la cittadinanza attiva, per lo sviluppo dei territori e delle dinamiche occupazionali, per identificare le aree più svantaggiate sulle quali agire in via prioritaria con l’obiettivo del miglioramento delle competenze e della mobilità sociale intergenerazionale.

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