L’equità nella nostra scuola

Attraverso le Prove INVALSI è possibile avere una misura sull’equità del sistema scolastico. La variabilità totale dei risultati, questo il nome dell’indicatore statistico utilizzato, permette infatti di sapere quanto gli esiti ottenuti alle Prove INVALSI 2021 dagli studenti dei tre gradi scolari del primo ciclo (gradi 2, 5 e 8) dipendono da differenze presenti tra le scuole, tra le classi o tra gli alunni della stessa classe. 

Ogni Scuola è chiamata a garantire equità a tutti gli studenti nel trattamento formativo.

Per perseguire questo obiettivo è quindi importante promuovere la formazione di classi con all’interno studenti che possiedono caratteristiche socioeconomiche e livelli di abilità differenti tra loro, oltre a cercare di formare nello stesso territorio Scuole omogenee dal punto di visto della loro composizione sociale.

Questo perché l’apprendimento è influenzato dalla combinazione delle caratteristiche personali dello studente con quelle degli altri appartenenti a quel contesto. Un possibile squilibrio nella ripartizione degli allievi può quindi ostacolare l’equità del sistema scolastico.
Per accertare se vi è una tendenza di questo tipo l’INVALSI utilizza un particolare indicatore statistico – denominato variabilità totale dei risultati – per stabilire se vi sono delle condizioni di iniquità che emergono a livello di sistema.

Come si misura l’equità scolastica

La variabilità totale dei risultati di una prova che misura i livelli di apprendimento può essere scomposta in tre componenti

  • differenze tra gli alunni all’interno delle classi
  • differenze tra le classi entro le scuole
  • differenze tra le scuole

La statistica permette di stabilire quanto della variabilità totale ottenuta alle rilevazioni nazionali è dovuta a differenze fra le scuole, fra le classi, o fra gli alunni della stessa classe.

Mentre la variabilità all’interno della stessa classe è attribuibile a differenze fra i ragazzi – un aspetto che favorisce l’apprendimento scolastico – le altre due costituiscono uno degli indicatori di equità del sistema educativo.

Quanto più la variabilità tra le scuole e tra le classi si avvicina a zero tanto più la suddivisione degli alunni fra le classi e le scuole, risponde a un principio di equilibrio finalizzato a evitare il raggruppamento degli studenti in funzione delle loro caratteristiche socio demografiche e del loro livello di competenze. Più alte sono le percentuali della variabilità tra classi e tra scuole maggiore sarà invece la tendenza delle Scuole a formare classi con all’interno studenti che hanno caratteristiche simili tra loro.

Cosa ci dicono i risultati delle Prove INVALSI 2021

Secondo l’indicatore di variabilità totale dei risultati INVALSI 2021 già a partire dal ciclo primario – in Italiano, in Inglese e ancora di più in Matematica – si riscontra una differenza evidente dei risultati tra scuole e tra classi nelle regioni meridionali.

Questa situazione, anche con alcune differenze tra le materie, è presente anche nella Scuola secondaria di primo grado.

Una iniquità scolastica che parte dalla Scuola primaria

Nella Scuola primaria già a partire dalla seconda classe (grado 2) in Italiano, ma soprattutto in Matematica emerge un’alta variabilità.

In particolare, se la macroarea Sud ottiene in entrambe le materie una percentuale di variabilità tra scuole più alta rispetto al resto del territorio (Italiano al 19,4%; Matematica al 27,3%), il Nord Est sembra riuscire a garantire invece una istruzione maggiormente equa ai propri alunni, con una percentuale di varianza totale che non supera il 10,7% in Italiano e il 16,6% in Matematica.

Per quanto riguarda il grado 5 la situazione in Italiano sembra rimanere sostanzialmente uguale a quella riscontrata per il grado 2.

Per la Matematica, invece, si fa ancora più evidente la difficoltà da parte delle scuole a garantire uguali opportunità formative a tutti, soprattutto tra le regioni del sud Italia.

Se la macroarea Sud arriva quasi a raddoppiare la percentuale di variabilità tra scuole nel grado 2 (passando dal 27,3% al 40,5%), Sud e Isole ottiene invece la percentuale più alta per quanto attiene la variabilità tra classi (pari al 15,0% contro la media italiana pari al 6,7%).

Questa situazione di forte eterogeneità tra le classi entro la stessa Scuola è presente anche per l’Inglese, soprattutto per quanto riguarda il listening. 

Se alla Prova di reading la variabilità totale è simile a quella ottenuta in Italiano ed è più o meno la stessa in tutte le macroaree del Paese, nel listening emerge invece un’alta variabilità sia tra le scuole sia tra le classi entro le stesse scuole.

Questo andamento può avere diverse spiegazioni, come per esempio una diversa qualità d’insegnamento nelle scuole o anche un accesso differenziato a opportunità di apprendimento della lingua inglese al di fuori del sistema formale d’istruzione.

Aumenta la tendenza della Scuola media a formare classi omogenee

La difficoltà della Scuola primaria a formare classi omogenee tra loro sembra aumentare nella Scuola secondaria di primo grado. Per tutte le materie emergono infatti variazioni – leggere o importanti – nella variabilità tra classi entro le scuole.

Ciò indica che vi è in tutto il Paese una certa tendenza a formare classi che raggruppano gli studenti più capaci e con un background socio economico migliore, concentrando invece in altre classi quelli più deboli economicamente e culturalmente.

Il Centro sembra l’unica macroarea con basse le percentuali di variabilità totale in tutte le discipline oggetto delle rilevazioni INVALSI.

Un lavoro da fare insieme

Nessun sistema scolastico può assicurare una perfetta equità. Quella fra scuole, in particolare, è infatti un risultato difficile da raggiungere, perché i territori in cui si trovano e dai quali provengono gli studenti sono diversi.

Quella tra classi è invece un risultato al quale ci si può avvicinare più facilmente, perché dipende dalle decisioni prese dai singoli istituti nella formazione delle classi.

Per questo motivo all’inizio del nuovo anno scolastico l’INVALSI restituisce a tutte le scuole anche i risultati relativi alla variabilità dei gradi 2, 5 e 8, fornendo alcuni grafici che mostrano chiaramente l’incidenza della variabilità tra le classi rispetto a quella totale e il peso della variabilità dentro le classi su quella totale

In questo modo, attraverso questo dato, le scuole hanno elementi concreti dai quali partire per modificare la tendenza riscontrata, formando classi omogenee tra loro ed equilibrate al loro interno, con una adeguata distribuzione di tutti i livelli di apprendimento.

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