Tempi Digitali. La Quarta Rivoluzione secondo Save the Children

L’edizione 2023 dell’Atlante dell’infanzia (a rischio) in Italia è dedicata alla cosiddetta Quarta Rivoluzione, quella digitale. Diamo un’occhiata ai contenuti dell’ultimo report di Save the Children.

L’ultima edizione del Rapporto annuale di Save the Children dedicato all’infanzia a rischio, Tempi Digitali, ci offre una panoramica sul rapporto delle nuove generazioni con le tecnologie e sui fenomeni da tenere d’occhio per imparare a farne un uso equo e consapevole.

Perché, se le nuove tecnologie digitali possono migliorare le nostre condizioni di vita, è anche vero che la disparità nell’accesso a tali risorse può ampliare i divari socio-economici e culturali già presenti.

Inoltre un uso non consono degli strumenti digitali può dare origine a diverse problematiche: disinformazione e diffusione di fake news, cyberbullismo e abusi sui minori, frodi e violazioni della privacy.

Tra opportunità e rischi, questo Atlante dell’Infanzia vuole essere una fotografia delle luci e delle ombre che le nostre ragazze e i nostri ragazzi stanno affrontando nel percorso lungo le autostrade digitali. C’è chi è stato messo nelle condizioni di percorrerle in fretta e di evitare gli ostacoli, chi con quegli ostacoli si è scontrato e chi, invece, quelle autostrade le vede solo da lontano.

Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children

Diamo insieme un’occhiata ai contenuti di questo documento che costituisce un’utile e pratica guida per conoscere rischi e opportunità del digitale.

Mondi digitali

Nella prima parte del Rapporto sono presenti delle statistiche sulla connettività e sull’uso dei dispositivi digitali nel nostro Paese.

Nel gennaio 2023, in Italia, il 67,2% della popolazione tra i 16 e i 64 anni possedeva un pc, il 51% un tablet, il 22,6% una smart tv, il 4,5% un dispositivo per la realtà virtuale e il 20,5% un dispositivo per la smart home. La connettività in Italia presenta però ampie differenze territoriali.

Dati sui ragazzi che navigano online tratti dal Rapporto Tempi Digitali

Per quanto riguarda i ragazzi, nel biennio 2021-2022 il 73% dei minori tra i 6 e i 17 anni si è collegato quotidianamente a Internet.

Il 78,3% di bambini tra gli 11 e i 13 anni utilizza internet tutti i giorni e lo fa soprattutto attraverso lo smartphone.

E si abbassa sempre di più l’età in cui si possiede o utilizza uno smartphone, ma nella mappa europea sulle competenze digitali dei 16­-19enni l’Italia si posiziona in quartultima posizione.

Le attività che i ragazzi svolgono online tratte dal Rapporto Tempi Digitali

Un’altra criticità poi è rappresentata dallo sharenting, cioè la condivisione in rete da parte dei genitori di contenuti che riguardano i propri figli.

L’81% dei bambini che vive nei Paesi occidentali è presente online prima dei 2 anni d’età. Questo fenomeno espone i minori a diversi rischi, dalla violazione della privacy all’accesso illegale ai dati dei minori, dal fenomeno della persistenza online al digital kidnapping.

Schermi connessi

Nel secondo capitolo di Tempi Digitali ci si sofferma sull’uso del digitale, dai social media alla creazione di comunità in rete, che può costituire un elemento di apertura al mondo, ma può anche dar vita a diverse problematiche.

I giovani e giovanissimi usano internet per scaricare giochi o videogiocare, ma è difficile stabilire a priori rischi e benefici di queste esperienze. In alcuni casi, ad esempio, il gaming può divenire uno strumento di sensibilizzazione. Lo stesso vale per i social, che sono stati molto importanti per fenomeni come la Primavera Araba o movimenti come Fridays for Future e Black Lives Matter.

La tecnologia, e specialmente i social media, hanno reso l’attivismo più forte grazie alla loro capacità di diffondere conoscenza e informazioni. L’attivismo di oggi è diverso da quello degli anni ’70 e ’80 perché è diventato più facile collaborare attraverso le piattaforme e su tempi ampi di interesse comune.

Brighton Kaoma

Il gaming e l’uso dei social media possono però anche avere effetti negativi sul benessere dei minori e degli adolescenti. Tali effetti vengono classificati come dipendenza da internet, intesa come un termine ombrello all’interno del quale vengono fatti ricadere gli atteggiamenti problematici nei confronti di vari comportamenti online: dalla dipendenza da videogiochi allo shopping compulsivo, dal sovraccarico informativo a un rapporto malsano con le relazioni virtuali.

Un recente studio dell’Istituto Superiore di Sanità afferma che il 13,5% dei ragazzi e delle ragazze di 11, 13 e 15 anni fa un uso problematico dei social media.

Saperi online

Nella terza parte del suo Rapporto, i ricercatori di Save the Children si focalizzano sulle competenze digitali e sulla dispersione scolastica.

Riguardo le digital skill, per poter essere davvero partecipi nel mondo digitale non basta saper usare gli strumenti, ma è importante capire criticamente come funzionano e cosa comunicano.

Nel 2021 in Italia solo il 45,7% della popolazione tra i 16 e i 74 anni aveva competenze digitali almeno di base in tutti i domini. Inoltre due giovani su cinque, nella fascia 16-19 anni, hanno scarse o nessuna competenza digitale, contro una media europea di meno di un giovane su tre.

In questo contesto diviene fondamentale il ruolo degli insegnanti, la loro formazione sull’uso dei nuovi strumenti e dei nuovi linguaggi per una didattica innovativa. E, secondo Save the Children, tale formazione deve essere continua e adeguata, accompagnata da spirito collaborativo, impegno nel progettare e co-progettare e nel trovare una strada che ascolti i bisogni e le idee dei ragazzi.

Alla carenza di competenze digitali si aggiungono poi gli effetti dell’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione e della dispersione implicita.

Nel 2022, l’11,5% dei giovani tra i 18 e i 24 anni ha interrotto il proprio percorso formativo alla Scuola secondaria di I grado. Inoltre l’8,7% dei giovani diplomati, pur avendo completato il proprio percorso di studi, aveva competenze di base inferiori a quelle che ci si aspetta dopo 13 anni di scuola. Infine, un giovane su cinque, nella fascia tra i 15 e i 29 anni, non studia e non lavora.

Cyberculture

Il capitolo conclusivo del Rapporto vuole fare il punto sullo stato della cultura ai tempi della diffusione della comunicazione digitale.

Nel 2022 in Italia un minore su quattro, nella fascia tra i 6 e i 17 anni, ha letto almeno 12 libri in un anno, mentre circa uno su due non ha abitudine alla lettura nel tempo libero.

Nello stesso anno, solo un minore su 5 nella fascia tra i 3 e i 17 anni è andato almeno una volta in biblioteca, un valore inferiore di circa 15 punti percentuali rispetto al 2019. Diversi fattori incidono su questo dato e sulle differenze territoriali, ma sicuramente pesa anche la scarsa presenza di biblioteche non scolastiche nelle regioni del Mezzogiorno.

Guardando invece allo sport, la percentuale di ragazzi che lo pratica in modo continuativo è ritornata quasi ai livelli pre-pandemia. Rimangono però le differenze tra maschi (55,4%) e femmine (45,3%), tra aree geografiche e tra minori che vivono in famiglie con diverso background socioeconomico.

Consapevolezza e responsabilità

Secondo Save the Children, per evitare che nell’ambiente digitale i rischi prendano il sopravvento occorre maturare la consapevolezza che la rete non è stata pensata e progettata per i minori e che esistono forti disuguaglianze nell’accesso alla dimensione digitale.

Di fronte alle trasformazioni epocali che stiamo attraversando, è quindi fondamentale una forte responsabilizzazione degli adulti, a partire dai genitori.

Per questo, è necessario:

  • un deciso impegno della società per la sicurezza in rete di bambine, bambini e adolescenti
  • costruire programmi strutturati e organici di formazione dei docenti e riqualificare gli spazi di apprendimento promuovendo lo sviluppo del pensiero critico e il pieno coinvolgimento degli studenti in questi processi di trasformazione
  • accompagnare bambine, bambini e adolescenti, come genitori, educatori o insegnanti, nell’utilizzo del digitale in modo critico e consapevole
Approfondimenti

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Foto di DepositphotosGrafiche dal Rapporto Tempi Digitali di Save the Children

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