L’equità inizia dal primo giorno di scuola

Le disparità nelle competenze acquisite sono presenti fin dal primo ingresso nella scuola e tendono ad aumentare con gli anni. Avere a disposizione dati puntuali dà la possibilità alla scuola di agire in modo tempestivo per ridurle e di aprire la strada a possibili piste di lavoro che consentano di prevenirle.

L’apprendimento, come è noto, è un processo di natura cumulativa: si impara a partire da quello che già si conosce.

Molti studi hanno dimostrato che quanto avviene all’inizio del percorso scolastico influenza ciò che accadrà in seguito e che gli svantaggi scolastici iniziali tendono in genere a riprodursi e ad aumentare con il passare degli anni.

Questo sottolinea la necessità di avere una visione longitudinale molto chiara del percorso formativo in cui un bambino si trova inserito fin dall’inizio di questa esperienza che lo accompagnerà fino alle soglie dell’età adulta e rimarca un’esigenza della quale il sistema scolastico – ma anche il più generale sistema sociale – ha da tempo acquisito consapevolezza: il lavoro per rendere realtà concreta il principio alto dell’equità comincia fin dal primo giorno di scuola.

I dati parlano chiaro

In media, i dati rilevati nei Paesi OCSE evidenziano come due terzi delle disparità nei risultati scolastici osservate a 15 anni e più di metà di quelle rilevate fra i 25 e i 29 anni siano già presenti a soli 10 anni di età, cioè nella Scuola primaria.

Queste disuguaglianze tendono ad allargarsi e a estendersi nel corso del tempo, come hanno chiaramente mostrato i dati delle ricerche TIMSS, PISA e PIAAC.

Non sorprende quindi che anche in Italia le disparità educative che si riscontrano al termine del percorso di studi siano il risultato di un iter di lunga data. Ce lo mostrano con oggettività e in modo dettagliato i dati INVALSI.

Le difficoltà scolastiche emergono già nelle Prove effettuate al termine della seconda primaria, meno in Italiano e di più in Matematica.

Inoltre, le percentuali di bambini che mostrano una preparazione non adeguata al grado scolastico (inferiore al livello 3) rivelano differenze territoriali. Queste tendono infatti a essere più alte in alcune regioni meridionali, dove si riscontra già nella Primaria una differenza dei risultati fra scuole e fra classi: un problema di equità nel nostro sistema scolastico è quindi presente fin dall’inizio.

In quinta primaria aumentano le differenze nei risultati medi, con una polarizzazione degli esiti fra regioni centro-settentrionali e meridionali. Al grado 8 le stesse disparità fra regioni, fra scuole e fra classi sono ancora più evidenti e descrivono divari che rappresentano campanelli d’allarme sociale a livello nazionale.

L’entità delle difficoltà continua poi ad aumentare negli anni successivi, come mostrano gli esiti conseguiti nelle Prove dai ragazzi del grado 13.

La forza della continuità

Il quadro che le  Rilevazioni nazionali annuali INVALSI delineano sottolinea attraverso l’evidenza dei dati come i divari siano una realtà diffusa nella scuola, da fronteggiare con decisione sin dai primi livelli d’istruzione.

L’azione tempestiva, infatti, amplifica le possibilità di attuare un contrasto efficace delle problematiche già presenti e di maggiore successo nelle azioni tese a prevenire il perpetuarsi di tali difficoltà ostacolando non solo il presente ma anche il futuro dei giovani.

Le Indicazioni nazionali e le Linee Guida, del resto, prevedendo la verticalità dell’insegnamento, sottolineano esplicitamente che le competenze fondamentali da perseguire sono sempre le stesse nei cicli del percorso di formazione che un allievo attraversa, in un’ottica di continuità che non si interrompe nei diversi passaggi.

Questa continuità è uno dei fattori fondamentali che fanno della scuola una forza generatrice della società, spesso silenziosa ma sempre fondamentale nel contribuire a plasmare i futuri cittadini nell’età in cui al cambiamento sono più sensibili.

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