Le molte facce dell’esclusione dalla formazione

In occasione della Settimana del Lavoro 2020, promossa dall’Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro, Roberto Ricci – Dirigente di ricerca e Responsabile dell’Area Prove nazionali INVALSI – si è unito a un panel di esperti per discutere sul tema dell’inclusione scolastica e della povertà educativa, con una lettura dei dati raccolti nelle Rilevazioni nazionali dell’INVALSI.

Locandina webinar Inclusione/esclusione nei processi formativi Settimana del Lavoro 2020

Esistono nessi tra sistemi di istruzione e formazione e dinamiche nel mondo del lavoro

Il sistema educativo è ancora un motore di inclusione e di realizzazione personale in Italia?  

A quali politiche attingere per garantire uguaglianza nelle opportunità di accesso all’istruzione e equità e qualità nei risultati?

La Settimana del Lavoro 2020. Formazione: costruire il futuro

Oltre 60 relatori provenienti dal mondo della ricerca, dell’istruzione e della formazione, tra i quali Roberto Ricci, Dirigente di ricerca e Responsabile dell’Area Prove nazionali dell’INVALSI, si sono incontrati virtualmente durante una sei-giorni di dibattiti, interviste e presentazioni, tenuti online dal 19 al 24 ottobre nell’ambito della Settimana del Lavoro 2020.

La manifestazione è promossa dall’ISMEL – Istituto per la Memoria e la Cultura del Lavoro dell’Impresa e dei Diritti Sociali, con il sostegno di Fondazione CRT e del Polo del ‘900.

Per questa edizione il focus è stato Formazione: costruire il futuro, un laboratorio di riflessione e di idee sui processi formativi e di apprendimento e i loro stretti legami con il tema dell’uguaglianza e del diritto di cittadinanza.

La sfida educativa nell’era post-industriale: lo scenario

Negli ultimi 30 anni, il progresso economico e del quadro internazionale dei diritti legati all’educazione, hanno fatto fare enormi passi in avanti nella qualità dell’apprendimento e nell’innalzamento del livello di istruzione.

È anche vero che viviamo in società caratterizzate da grandi trasformazioni culturali e tecnologiche, oltre che del tessuto sociale e del lavoro.

La complessità dei fattori che entrano in gioco richiede una riflessione analitica condotta su molteplici piani.

 

Nell’ambito del quadro delineato dall’Unione Europea per il 2020 nel settore dell’Istruzione e della Formazione, l’Italia è ancora indietro su alcuni traguardi fissati dalla Comunità internazionale e in particolare sulla riduzione dell’abbandono scolastico precoce.

Inoltre i divari socioeconomici e territoriali continuano ad avere un impatto negativo sugli apprendimenti.

Il 2020 ci pone davanti a ulteriori sfide in tema di povertà educative e minacce di disuguaglianza e divari, innescate dalla crisi sanitaria e dall’impossibilità di garantire la Scuola in presenza.

Inclusione/esclusione nei processi formativi

Nel fitto programma di conferenze della Settimana del Lavoro, Roberto Ricci ha accolto l’invito dell’ISMEL a partecipare al webinar Inclusione/Esclusione nei processi formativi.

Con lui sono intervenuti Marisa Pavone, docente di Didattica e Pedagogia speciale dell’Università di Torino, Raffaele Mantegazza, docente di Scienze Pedagogiche dell’Università di Milano-Bicocca, e Damiano Previtali, dirigente dell’Ufficio Valutazione del Sistema nazionale di Istruzione e di Formazione del Ministero dell’Istruzione.

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Il dibattito si è concentrato sull’evidenziare alcuni fatti e condizioni che contribuiscono a creare e alimentare elementi di distorsione e disuguaglianza nei sistemi educativi e su quali soluzioni proporre per migliorare accesso all’istruzione e alla formazione e la qualità dell’educazione. 

Dalle risposte da offrire ai ragazzi con Bisogni Educativi Speciali, a come garantire equità e innovazione anche in contesti depressi dal punto di vista socioeconomico, al tema del contrasto alla povertà educativa, anche nella forma della dispersione scolastica implicita.

Le molte facce dell’esclusione dalla formazione: il contributo conoscitivo dei dati INVALSI

Proprio quest’ultimo aspetto è stato al centro dell’intervento di Roberto Ricci. 

La dispersione scolastica in Italia è attorno al 14%, 4 punti sopra l’obiettivo fissato dall’Unione Europea per il 2020.
Comprende quei giovani che abbandonano la scuola precocemente, senza cioè conseguire un titolo di studio superiore alla licenza media.

L’INVALSI ha definito questo tipo di dispersione come esplicita

Sebbene infatti la dispersione scolastica sia un’emergenza nazionale in tutte le sue forme, questa tipologia è esplicita perché più visibile e circoscritta.

Conoscerne dati e aspetti ci permette più facilmente di pianificare le azioni necessarie al suo contrasto.

Ma se ci fossero altri giovani in difficoltà, meno visibili di coloro che abbandonano gli studi, ma comunque bloccati, per competenze acquisite, ai livelli di un giovane uscito precocemente dalla Scuola?


Esiste una parte più invisibile dell’esclusione – come l’ha definita durante il suo intervento Roberto Ricci – la dispersione scolastica implicita.

È un fenomeno sul quale l’INVALSI contribuisce a far luce grazie al lavoro di ricerca sulla valutazione e alla misurazione delle competenze attraverso le Prove standardizzate.

La dispersione scolastica implicita

Sono dispersi impliciti quegli allievi che arrivano a terminare le Superiori ma i loro livelli di risultato non superano – sia in Italiano che in Matematica e in Inglese – quelli attesi per il II anno della Secondaria di II grado. 

Nei numeri un disperso implicito non fa parte della percentuale di coloro che abbandonano la Scuola.

Nei fatti è un giovane che non possiede le competenze considerate essenziali per una piena realizzazione personale e del suo diritto di cittadinanza.

Se sommiamo i dati della dispersione esplicita a questa fetta di dispersi impliciti, a livello nazionale superiamo il 20% di giovani coinvolti nel fenomeno della povertà educativa e in alcune Regioni addirittura il 30%

I dati INVALSI inoltre hanno potuto evidenziare altre differenze e disuguaglianze tra gli esiti attesi degli studenti e tra territori.

Equità nei sistemi educativi

Cosa accade ai livelli delle competenze acquisite dai giovani se ci muoviamo tra fasce socioeconomiche e contesti geografici diversi? È il genere di quesiti da porsi per portare avanti un’indagine sull’equità del nostro sistema educativo.

Come ha sottolineato anche Damiano Previtali nel suo intervento, il Sistema Scuola deve essere visto in un’ottica di inclusione.

La Scuola deve cioè dare opportunità a ogni giovane di realizzarsi ed è fondamentale rimuovere gli ostacoli che complicano o rendono impossibile lo svolgimento di questo compito. 

A questo proposito ha menzionato i dati INVALSI presentati nell’ambito del Piano di intervento per la riduzione dei divari territoriali in istruzione.

Dalla ricerca è emerso che in alcune scuole del Sud Italia, dove le competenze degli allievi sono risultate insufficienti ad esprimere un pieno diritto di cittadinanza (Livelli 1
e 2 INVALSI), i fattori socio-economici potrebbero essere determinanti.

Infatti, in quelle stesse scuole l’Indicatore ESCS – Economic, Social and Cultural Status, che definisce lo status sociale, economico e culturale delle famiglie degli studenti che partecipano alle Prove INVALSI, è molto basso

Approfondimenti

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Foto in alto di: Settimana del Lavoro – ISMEL

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