La relazione in rete diventa problema. Il caso degli hikikomori

Il mondo adulto guarda spesso con pregiudizio il rapporto dei giovani con la rete, ignorando o considerando in modo marginale le possibilità che un uso appropriato degli strumenti telematici apre ma anche sottovalutandone i rischi. I fenomeni negativi che le tecnologie sembrano sollecitare vanno visti invece in un quadro ampio e multisfaccettato, che consideri un insieme di fattori più articolato di quelli che solitamente si raccolgono sotto l’etichetta di dipendenza da Internet. È il caso degli hikikomori, un fenomeno multifattoriale in rapida evoluzione, che nasce da una combinazione di elementi individuali, familiari e sociali.

Stare in rete può assumere per chi lo fa significati diversi: aprirsi a un mondo dai confini infiniti attraverso lo scambio di contenuti e messaggi, avere la possibilità di condividere i propri interessi e di scoprirne di nuovi, ma anche solo passare il tempo e distrarsi.

La rete è tuttavia un mondo complesso e ciò vale anche per i nativi digitali, quei giovani per i quali l’uso degli strumenti e dei canali telematici è parte della vita quotidiana.

Qualche dato sul rapporto con la rete

In merito al rapporto che i giovani hanno con la rete l’85% dei ragazzi di età compresa tra 11 e 19 anni dispone di un profilo su un social network; è una percentuale che cresce con l’aumentare dell’età e supera il 97% nella fascia 17-19 anni.

È un fenomeno che riguarda le ragazze ancor più dei loro coetanei maschi e che, se analizzato su base territoriale, vede percentuali maggiori nel Mezzogiorno (88%) rispetto al Centro (84,9%) e al Nord (Nord-ovest e l’81,2% del Nord-est).

Anche nelle relazioni con gli amici i canali telematici occupano un posto importante, anche se ciò non significa affatto escludere le relazioni dirette. Tra i giovani che sono in rete più volte al giorno (43%) il 29% infatti si incontra quotidianamente con i pari.  

Tuttavia per i giovani, la cui identità è in formazione, il riscontro che deriva dalla comunità con cui si interfacciano in rete – spesso occasionalmente e non di rado costituita da sconosciuti – può generare un bisogno di costante affermazione, che inocula ansia sociale e si ripercuote negativamente sulla qualità della loro vita.

Le opportunità di relazione possono quindi trasformarsi in pericoli, come accade per il cyberbullismo, in crescita tra i preadolescenti e soprattutto tra gli 11 e i 13 anni, oppure con l’insorgere di forme di dipendenza dalla rete. Sono tutte problematiche che hanno frequentemente ripercussioni molto negative sul percorso scolastico dei giovani, fino a determinarne l’abbandono.

Quando il rapporto con la rete vira verso la dipendenza da internet una possibile conseguenza è l’autoisolamento, con un ritiro dalla vita sociale che può protrarsi anche per diversi mesi e investire oltre ai rapporti amicali anche quelli familiari. È il fenomeno degli hikikomori, i cui campanelli di allarme possono manifestarsi proprio a scuola.

In fuga dalle relazioni

La particolare condizione psicologica degli hikikomori e le condotte che ne conseguono possono facilmente essere lette e interpretate alla luce di pregiudizi (pigrizia, malattia, troppi videogiochi, è introverso, è l’età…), le cui conseguenze possono essere molto gravi, poiché a interpretazioni sbagliate seguono interventi inappropriati che aggravano i problemi.

L’attenzione alle manifestazioni di disagio e al loro tempo di permanenza è invece molto importante ai fini di interventi mirati.

In generale la condizione degli hikikomori è caratterizzata da:

  • rifiuto della vita sociale, scolastica o lavorativa per almeno 6 mesi
  • una mancanza di relazioni intime, ad eccezione di quelle con i parenti stretti e nei casi più gravi neppure con questi
  • stile di vita incentrato sulla casa
  • relazioni esterne sviluppate solo attraverso i social network, che finiscono con il diventare unico mezzo di comunicazione

Le cause che possono portare allo sviluppo di questo fenomeno possono essere molteplici e di tipo diverso:

  • aspettative alte da parte degli adulti, che si traducono in pressioni academiche e sociali
  • essere vittima di episodi di bullismo o di sopraffazione
  • aver affrontato una malattia o la perdita di una persona cara

Tutti questi fattori e le loro diverse combinazioni possono indurre il giovane a sentirsi inadatto al rapporto con gli altri o a rispondere adeguatamente alle aspettative delle quali è destinatario. Lo stress del confronto può così raggiungere livelli tali che l’autoisolamento è visto come unica possibilità di fuga da una situazione insostenibile.

Il rifugiarsi in Internet e la dipendenza da questo ambiente virtuale non è quindi una causa quanto piuttosto una possibile conseguenza di una serie di situazioni alle quali il giovane non riesce a rispondere in modo adeguato.

Costruire alleanze

Occorre quindi che scuola e famiglia siano attente a cogliere i primi segnali di disagio legati all’isolamento e alle richieste di aiuto, promuovano momenti di ascolto e occasioni di incontro, favoriscano il dialogo e incoraggino le occasioni di relazioni soprattutto con pari.

Una costruttiva alleanza genitori-docenti, il cui ruolo gioca una parte così importante nel sostenere i giovani nel loro percorso di formazione, appare un punto di partenza imprescindibile per conoscere, prevenire e combattere un problema le cui conseguenze personali e sociali possono essere molto dolorose.

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