Prove INVALSI 2023. Cosa incide sui risultati?

Le Prove nazionali INVALSI 2023 hanno coinvolto complessivamente oltre 12.000 scuole e 2.700.000 studenti. Sono numeri elevati, che permettono di individuare in un quadro complesso come quello che i dati ci restituiscono le fragilità ma anche le risorse e i punti di forza sui quali fare leva per il miglioramento.

La Rilevazione di quest’anno ha visto il ripristino della struttura ordinaria per la somministrazione delle Prove nazionali prevista dalle norme, dopo le esigenze dettate dalla pandemia nel periodo 2020-2022.

Per le classi III della Scuola secondaria di primo grado, quindi, la partecipazione alla Rilevazione è tornata a essere un requisito di ammissione all’esame di fine ciclo; anche per gli studenti dell’ultimo anno di Scuola secondaria di secondo grado l’aver svolto le Prove è tra i requisiti per essere ammessi a sostenere l’esame di Stato.

Ma quali sono i fattori che incidono sui risultati dei ragazzi dei gradi scolastici interessati dalle Prove nazionali INVALSI e come cambia la loro azione durante il percorso scolastico?

Il genere e il percorso di studio

Uno di questi fattori che agiscono sugli esiti di apprendimento è certamente il genere.

È un fattore che determina situazioni differenti nei diversi gradi scolastici e nelle materie in cui gli allievi si cimentano con le Prove nazionali. Se si guardano infatti gli esiti in Italiano della scuola primaria, per il 2023 le differenze tra maschi e femmine nel secondo anno di scuola sono minime. Tuttavia al V anno di scuola il divario tra i due gruppi si amplia a favore delle bambine ed è un vantaggio che si ritrova anche nei gradi scolastici successivi osservati a livello nazionale.

Lo stesso andamento si ha per l’Inglese. Le femmine conseguono risultati migliori rispetto ai maschi, sia nel Reading sia nel Listening, a partire dalla Scuola primaria (classe V), e questo divario si mantiene anche nei gradi successivi. In linea generale però si è visto che vi è un miglioramento degli esiti in tutti i gradi scolastici e che questo miglioramento si registra in tutti i territori.

È diversa invece la situazione per la Matematica, dove si evidenziano esiti migliori a favore dei maschi fin dalla seconda classe della Scuola primaria, con un divario che si riscontra anche nei livelli successivi di scolarità. Si tratta di un problema che si registra anche nei sistemi scolastici di altri Paesi, ma che nel nostro sembra avere maggior peso.

Un secondo fattore molto rilevante sugli esiti di apprendimento che un allievo può conseguire è il percorso di studio.

Se si pensa ai bambini della Scuola primaria, per i quali in classe Seconda si ha un divario di -3,8 punti percentuali in Italiano e -1,8 in Matematica, la possibilità di individuare situazioni problematiche già in questo livello di scolarità ha un notevole significato rispetto alle possibilità di azione della scuola nel far recuperare le difficoltà di apprendimento. È questa una possibilità che non ha invece la ripetenza nei successivi gradi di istruzione per tutte e tre le discipline interessate dalle Prove INVALSI.

Il peso dei fattori sociali

Tra i fattori esterni alla scuola che agiscono sui risultati che una studentessa e uno studente conseguono nel loro percorso formativo ve ne sono, oltre al genere e al percorso di studio, altri tre intorno ai quali il dibattito e la riflessione socioeducativa sono sempre vivi.

La disponibilità di dati sull’incidenza che hanno sugli esiti di apprendimento la provenienza sociale, il background migratorio e il territorio ha quindi un significato e un valore che va ben al di là delle mura scolastiche.

Provenire da un contesto sociale più favorevole comporta un vantaggio che si ritrova in tutti gradi indagati e questo vantaggio è maggiore se tutta la scuola è frequentata da allievi con migliori condizioni socio-economiche e culturali. Questo fenomeno, poco evidente nella scuola Primaria, assume invece maggiore ampiezza nei gradi scolastici successivi.

In merito alla composizione della popolazione scolastica, gli studenti immigrati di prima generazione hanno esiti di apprendimento più bassi dei loro coetanei non immigrati o immigrati di seconda generazione già a partire dalla scuola Primaria. La differenza messa in luce dalle Prove rispetto ai non immigrati è maggiore in Italiano rispetto alla Matematica. Si osserva tuttavia che, pure restando i divari, nell’ultimo anno di Scuola superiore di secondo grado per gli studenti immigrati queste differenze si riducono.

Ma, oltre a questi fattori, una differenza importante sugli esiti di apprendimento la gioca il territorio. I punteggi che i ragazzi conseguono nelle Prove nazionali, infatti, sono superiori nelle regioni del Nord, dove i risultati migliorano e si avvicinano maggiormente a quelli di altri Paesi, rispetto a quanto accade nelle regioni del Centro e soprattutto del Mezzogiorno (Sud e Sud e isole).

Guardare al futuro

È indubbio che il quadro delineato dalla Rilevazione sia complesso, con il permanere di divari ai quali – come abbiamo visto – concorre il combinarsi di diversi elementi.

Il patrimonio di informazioni che sistematicamente le Prove nazionali forniscono è uno strumento fondamentale per indirizzare il dibattito sulla scuola verso un confronto costruttivo, capace di individuare i problemi ma anche le risorse presenti, da trasformare in opportunità di miglioramento e di crescita.

Le azioni innovative, per essere efficaci, hanno bisogno infatti di una lente che permetta di osservare tutti i fattori che contribuiscono a delineare una situazione più ampia, quale è l’intero sistema scolastico, e di seguirne le evoluzioni, nel breve come nel medio e nel lungo periodo.

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