Leggere i dati per non lasciare indietro nessuno

È appena stata pubblicata dall’Istat la sesta edizione del Rapporto SDGs 2023 – Sustainable Development Goals. Si tratta di un documento fondamentale per comprendere come si stiano via via evolvendo gli obiettivi di sviluppo posti dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con l’Agenda 2030. Ma qual è il quadro che le analisi statistiche delineano per il nostro Paese circa l’istruzione di qualità e le opportunità di apprendimento per tutti? Vediamone gli aspetti salienti per la scuola secondaria di secondo grado che il Rapporto mette in luce.

Come formare alunni motivati e preparati

Il principio fondamentale dell’Agenda 2023, “non lasciare indietro nessuno” sollecita il sistema scolastico nel suo complesso, a partire dalla scuola dell’infanzia, a una particolare attenzione verso la qualità dell’offerta formativa. È questo il cuore dell’Obiettivo 4 dell’Agenda 2030 – Istruzione di qualità per tutti – incentrato appunto sull’esigenza imprescindibile di

Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti

L’importanza strategica di questo obiettivo per ogni Pase è lampante: la cura e lo sviluppo dell’educazione e della formazione sono infatti condizione fondamentale per lo sviluppo della conoscenza, per la crescita del dialogo e per lo scambio di opinioni, tutti presupposti di base per la reale crescita della cittadinanza globale.

Il peso delle parole

Ma prima di addentrarci in ciò che dicono i dati sulla situazione del sistema formativo italiano, in particolare sulla scuola secondaria di secondo grado, soffermiamoci qualche istante sulle parole forti che rendono così rilevante l’Obiettivo 4: educazione di qualità, equità, inclusione, apprendimento continuo. Un’educazione di qualità è infatti ciò che permette la riduzione delle disuguaglianze, che nei diversi sistemi sociali purtroppo perpetuano le discriminazioni.

Rappresenta un patrimonio personale, di ciascuno di noi, alla cui costruzione la scuola lavora a partire dalla prima infanzia, con una visione prospettica che tiene conto delle tante variabili che in un contesto possono intervenire per promuoverne o per renderne più complesso lo sviluppo.

Per ottenere un risultato di così alto valore per il singolo e per la collettività ogni sistema educativo deve essere equo e inclusivo, garantendo a tutti i giovani che vi accedono le condizioni idonee a sviluppare pienamente il proprio potenziale, a prescindere dalla loro situazione di partenza e dai tanti fattori che entrano in gioco.

Fonte: Eurydice

È un tema sicuramente molto impegnativo, che pone sfide importanti sul piano nazionale e internazionale e che interroga i diversi sistemi scolastici su come operare per assicurare un apprendimento continuo.

Uno sguardo sulla scuola secondaria

Nel panorama europeo il nostro Paese resta tra quelli che hanno un numero piuttosto elevato di giovani che abbandonano il percorso scolastico precocemente, senza aver conseguito alcun titolo di studio, cioè un diploma o una qualifica. Ci sono certamente segnali di un miglioramento rispetto al passato; pensiamo che nel 2021 questi ragazzi erano il 12,7% e nel 2022 sono scesi all’11,5%.

Fonte: Eurostat

Benché questo rappresenti un passo in avanti c’è tuttavia un investimento in tal senso del quale si avverte l’urgenza, con misure idonee a modificare ulteriormente l’andamento di questo fenomeno, considerando anche quanto i dati evidenziano in termini di competenze conseguite al termine del percorso di istruzione secondario.

Anche se le conseguenze della pandemia fanno indubbiamente ancora sentire i loro effetti sulla scuola – come del resto in ogni settore della vita pubblica e privata – i dati rilevati dall’ISTAT nel Rapporto SDGs 2023 per i ragazzi dell’ultimo anno della scuola secondaria di secondo grado destano qualche preoccupata riflessione. Infatti la quota di studenti che non raggiungono il livello di competenza previsto alla conclusione di questo ciclo di istruzione, e che quindi escono dalla scuola secondaria con competenze non adeguate al grado scolastico frequentato, è decisamente superiore al periodo prepandemico. Ciò si verifica sia per l’italiano sia per la matematica, con differenze territoriali che restano piuttosto marcate e penalizzano le regioni del Sud Italia.

Per guardare oltre il presente

Il quadro che ci rimanda l’ISTAT attraverso il Rapporto SDGs 2023 può comprensibilmente apparire sconfortante. Tuttavia, una rappresentazione oggettiva della realtà è una condizione e uno stimolo alla riflessione e all’azione trasformativa della quale la scuola avverte certamente l’esigenza, come dimostrano molti progetti in atto a livello nazionale e la partecipazione a studi e ricerche internazionali nei quali il nostro Paese è sempre più coinvolto.

Ma curare richiede di conoscere in modo oggettivo le situazioni sulle quali intervenire, così da descriverle puntualmente, per individuare le priorità e i punti di forza – spesso messi in ombra dalle urgenze – sui quali fare leva per il miglioramento delle specifiche situazioni. Il superamento di visioni parziali è possibile avendo come bussola per indirizzare interventi mirati gli esiti che annualmente le rilevazioni nazionali ci consegnano.

Questi si offrono al quotidiano lavoro sul campo dei docenti come alla riflessione della ricerca e della politica, in un dialogo costante tra Agenzie che – a diverso titolo ma con il comune intento di contribuire a superare le fragilità contingenti  – concorrono a delineare un quadro costante  dell’esistente, per lavorare in tempo reale al suo miglioramento avendo come orizzonte concreto il futuro.

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