La carriera degli insegnanti in Europa

Negli ultimi anni, complici le criticità vissute da famiglie e ragazzi per la situazione pandemica, l’importanza della figura del docente e il valore dell’educazione nella società sono tornati al centro delle riflessioni.

la carriera degli insegnanti in Europa

Questa crisi ci ha mostrato i punti di forza dei nostri sistemi educativi, ma anche debolezze e (…) ci ha richiesto di migliorare l’educazione digitale e di fornire agli insegnanti competenze pertinenti e adeguate.

Marija Ivanova Gabriel, Commissario europeo per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’istruzione e la gioventù

Una crisi vocazionale in forte crescita ha coinciso con l’evoluzione della figura degli insegnanti che, come ha evidenziato il Consiglio dell’Unione Europea, hanno visto aumentare le responsabilità, le richieste e le aspettative poste loro davanti.

Per questo motivo i governi europei si sono interrogati sulle strade da percorrere per la loro valorizzazione e per il superamento di alcune importanti criticità, come “la mancanza di attrattività della professione per gli studenti ad alto potenziale”.

Ma come si intraprende il percorso dell’insegnamento in Europa? Quali sono i requisiti?

Il percorso e i requisiti

Nei Paesi membri viene richiesta generalmente una qualifica di livello terziario. Il requisito minimo più comune per la Scuola primaria è un diploma di laurea di primo livello.

Per accedere all’insegnamento del livello secondario inferiore, è richiesta una laurea magistrale in circa la metà dei Paesi membri, qualifica minima prevista dalla maggioranza delle nazioni europee per l’insegnamento nelle Scuole secondarie superiori.

Per quanto riguarda i requisiti per la progressione di carriera, gli step formali sono la valutazione e lo sviluppo professionale continuo. Nei Paesi come l’Italia in cui non ci sono step formali, invece, vale principalmente l’anzianità di servizio. 

Nell’educazione della prima infanzia, esistono differenze sostanziali per le qualifiche minime richieste in Europa.

Alcuni Paesi hanno stabilito requisiti minimi relativi alle qualifiche per tutti i membri del personale, mentre altri richiedono qualifiche diverse per differenti posizioni. Le qualifiche di livello terziario non sono spesso richieste a tutti i membri di un team per l’educazione e cura della prima infanzia.

Eurydice, Cifre chiave sull’educazione e cura della prima infanzia in Europa

L’esigenza espressa negli ultimi anni dai ministeri dell’istruzione dei Paesi europei per il personale dell’Educazione e Cura della Prima Infanzia è quella di aumentare il livello di professionalità, al fine di raggiungere “maggiori interazioni di qualità tra il personale e bambino e, pertanto, migliori risultati in termini di sviluppo per i bambini“.

La formazione iniziale

In merito alla cosiddetta formazione iniziale, ossia il percorso principale per diventare insegnante, in quasi tutti i Paesi è prevista una percentuale di formazione professionale da svolgere, ma in porzione variabile, dal 50% di Irlanda, Belgio e Malta all’8% in Italia e Montenegro.

Nel nostro Paese, in particolare, per insegnare nelle Scuole secondarie, è previsto un concorso, la cui ammissione richiede l’acquisizione di crediti in discipline antropo-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie didattiche. I crediti possono essere previsti nel corso della laurea magistrale o possono essere conseguiti dopo la laurea.

In base ai risultati dell’Indagine Internazionale TALIS 2018, in Europa, quasi il 70% degli insegnanti (in Italia il 60% circa) è stato formato in tutti e tre i principali aspetti della formazione (contenuti disciplinari, pedagogia generale e relativa alla specifica disciplina e pratica in classe).

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Inserimento e formazione continua

Nella maggior parte dei sistemi educativi europei, inoltre, per gli insegnanti che accedono al percorso professionale è prevista una sorta di fase di avvio alla professione, chiamata induction, che di solito dura un anno e, in quasi tutti i paesi UE, è obbligatoria.

Nonostante sia riconosciuto come un tassello importante del percorso professionale, meno della metà della popolazione docente europea ha partecipato a questa fase di inserimento, che in Italia è conosciuta come anno di prova ed è disponibile, come in Spagna, solo per i docenti a tempo indeterminato.

Una volta avviati alla professione, gli insegnanti possono (e devono) partecipare alla formazione continua, con un minimo di ore da frequentare annualmente.

In molti casi, i programmi di formazione continua previsti dai paesi europei includono anche attività di supporto e formazione specifiche per far fronte a situazioni potenzialmente critiche, come conflitti interpersonali o l’insegnamento ad alunni con difficoltà generali di apprendimento.

La formazione continua è quindi un’occasione importante di arricchimento professionale ed è considerata una priorità per tutti i Paesi europei, che la incoraggiano anche attraverso incentivi e misure di sostegno per la partecipazione.

In Italia, in particolare, sarà al centro di alcune importanti misure previste dal PNRR che coinvolgeranno anche la formazione iniziale e il reclutamento.

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