L’Obiettivo 4 dell’Agenda 2030. A che punto è l’Italia?

Il 19 ottobre scorso è stato presentato a Roma l’ottavo Rapporto ASviSL’Italia e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. Il documento presenta un quadro composito dei passi compiuti dai diversi Paesi per il raggiungimento dei 17 Goal dell’Agenda 2030, che aiuta a identificare gli ambiti in cui agire con maggiore decisione e consapevolezza per migliorare la sostenibilità economica, sociale e ambientale del modello di sviluppo prefissato. Ma quali sono i risultati dell’Italia nell’assicurare a tutti un’Istruzione di qualità, equa e inclusiva tracciata nell’Obiettivo 4?

Il recente Rapporto ASviS 2030 ha mostrato come l’Unione Europea abbia profuso un notevole impegno per arrivare a conseguire gli obiettivi posti dall’Agenda 2030. Molti dei Paesi che occupano le posizioni migliori nelle classifiche basate sui Sustainable Development GoalsSdGs – appartengono infatti all’UE.

Il Parlamento e il Consiglio europei sottolineano che

gli SDGs sono l’unico insieme di obiettivi completo e concordato a livello mondiale che risponde alle principali sfide che sia i Paesi avanzati sia i Paesi in via di sviluppo si troveranno ad affrontare in futuro, e […] l’Agenda 2030 dovrebbe pertanto fungere da faro per attraversare e superare le attuali incertezze.

Tuttavia, l’andamento dei dati ci dice che

si tratta spesso di miglioramenti contenuti e insufficienti per sperare di conseguire i Target dell’Agenda 2030 entro questa decade.

Inoltre, il conseguimento degli obiettivi appare poco omogeneo e tra i Paesi rimangono evidenti disuguaglianze e divergenze rispetto a metà circa degli obiettivi. Ciò significa che

anche l’Europa deve accelerare per essere motore del cambiamento globale.

Perché l’Obiettivo 4 è centrale

Per attuare quell’istanza di sicurezza, sostenibilità e indipendenza – di cui si sente l’esigenza su così ampia scala e di cui tutti riconosciamo l’indiscusso valore – non si può prescindere da una cura attenta per rendere l’istruzione e la formazione adatte ai bisogni attuali. La comunità internazionale ribadisce infatti che la qualità di istruzione e formazione sono condizioni essenziali per il miglioramento delle condizioni di vita delle persone e delle comunità cui appartengono.

L’Obiettivo 4 pone quindi prospettive di intervento ampie, che vanno oltre l’istruzione di base, per evidenziare il legame tra questa e la formazione successiva, in una prospettiva di apprendimento per tutto l’arco di vita. Bambini, giovani e adulti devono poter accedere a percorsi formativi di qualità, soprattutto laddove esistono condizioni di maggiore emarginazione e vulnerabilità.

Il Rapporto ASviS 2023 mette in luce come in questo settore si sia registrato negli anni scorsi un miglioramento, sia pure lieve. Tra il 2016 e il 2021 la quota dei laureati e di diplomati è aumentata rispettivamente di 4,6 e di 3 punti percentuali. Un successo di questo periodo è anche la diminuzione di 1,2 punti percentuali degli abbandoni scolastici. Un trend positivo quindi, anche se non omogeneo, in tutti gli ambiti della formazione, che ha però dovuto fare i conti con le conseguenze della pandemia.

Benché non siano ancora disponibili i dati sulle competenze per gli anni successivi al 2019 le aspettative in merito non sono di segno positivo. In generale, osservando le disuguaglianze tra gli Stati membri più performanti e quelli meno performanti i trend degli uni e degli altri appaiono infatti piuttosto simili.

Luci e ombre per il nostro Paese

Nel nostro Paese, che ha partecipato attivamente ai negoziati internazionali per la definizione degli SDGs, l’analisi dei dieci target che declinano l’Obiettivo 4 restituisce un panorama di luci e ombre. Una tendenza sicuramente positiva è quella sull’abbandono scolastico. In apprezzabile discesa nel periodo 2018-2021, dopo una flessione nel 2020 conseguente alla didattica a distanza, ha ripreso un percorso virtuoso che dovrebbe portare l’Italia in linea con il target europeo.

Questo non implica però che non si registrino cali sul versante della qualità degli apprendimenti. Come evidenziano i dati INVALSI le perdite di apprendimento, soprattutto in matematica, sono state notevoli.

Allarmante è poi il divario tra i territori, che si allarga e si fa più evidente nel passaggio tra i cicli di istruzione. L’attenzione verso questa situazione così eterogenea è certamente viva, come testimoniano le misure previste dal PNRR – per esempio in materia di reclutamento e formazione dei docenti – con una rinnovata attenzione alla preparazione didattica, sul piano teorico e su quello metodologico, un ampliamento del tempo scuola, un’offerta di percorsi di orientamento più incisiva.

Ma l’opinione pubblica cosa pensa?

Quello verso l’attuazione dell’Agenza 2030 è un cammino che investe l’intera società, come dimostra la capillare attenzione agli aspetti della vita collettiva e individuale che i 17 Goal focalizzano. È quindi responsabilità di ciascuno contribuire alla loro realizzazione.

Questa partecipazione però è spesso vincolata dalle opinioni che abbiamo in merito a un tema o a un problema. È un fenomeno sociale certamente noto, che ha spinto l’ASviS a porsi una domanda semplice e al tempo stesso impegnativa sul cammino che l’Italia sta compiendo: a che punto siamo?

Vediamo quali sono le risposte sull’Obiettivo 4.

L’offerta di un’istruzione di qualità, equa e inclusiva si colloca nella seconda metà della classifica delle priorità percepite per quanto riguarda gli obiettivi dell’Agenda 2030.

Questo non deve indurre a pensare che il tema non sia sentito, tutt’altro. L’attuale sistema scolastico è valutato poco più che sufficiente ed è un dato che si mantiene piuttosto stabile.

Il voto più alto va all’Università (6,7), giudicata da chi vi accede in grado di rispondere alle esigenze degli studenti e delle famiglie. Poco distante si colloca la Scuola dell’infanzia (voto 6,5). Un po’ inferiori i voti per la Scuola primaria, con 6,4, e per gli Asili nido (6,3). Fanalino di coda le scuole del Secondo ciclo di istruzione con 6,2 e le Scuole secondarie di primo grado (6).

Le carenze maggiori sono individuate nei programmi di studio, giudicati obsoleti (48%), nella scarsa motivazione e preparazione dei docenti (45% e 39%) soprattutto nella Scuola secondaria di primo grado, nelle dotazioni tecnologiche e nell’edilizia scolastica. Anche in merito alla capacità del sistema scolastico di fornire competenze adeguate al mercato del lavoro i pareri non sono positivi.

Il sistema scolastico italiano, quindi, raggiunge a fatica la sufficienza e purtroppo

sembra fallire il proprio ruolo di generare una società inclusiva, in grado di appianare le differenze e costruire la base per una società più equa.

Il percorso iniziato con l’adozione dell’Agenza 2023 ha compiuto circa metà del suo cammino e non rimane dunque molto tempo per invertire la rotta e raggiungere gli obiettivi che questa ha prefissato. Occorre quindi impiegare tutte le energie disponibili per traghettare il Paese verso il comune traguardo di uno sviluppo sostenibile a 360 gradi.

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